Giorno per giorno - 4 aprile
Non vi è alcun mezzo se non la fede per schiudere la nostra vita e manifestare la Buddità. La fede è lo stato mentale più “libero”. Un’infinita fortuna emergerà aprendo questo forziere ricolmo di tesori di vita.
6 commenti:
Per cortesia non commentare come "Anonimo",
sotto nel menu a tendina vai su Nome/URL,
inserisci il tuo nickname nel campo "Nome",
se non hai un blog/sito lascia vuoto il campo URL.
A causa di spam & trolls, il tuo commento verrà prima moderato e pubblicato nel più breve tempo possibile.
Grazie
Iscriviti a:
Post (Atom)
Lo spirito dell'offerta (La Rivoluzione Umana Daisaku Ikeda)
Lo spirito dell’offerta accresce lo stato vitale delle persone che, in virtù di ciò, possono approfondire la propria fede. Questa è una sorta di equazione infallibile che aiuta a consolidare le basi della felicità.
Shin’ichi aprì il Gosho, con l’intento di approfondire il significato dell’offerta alla luce degli insegnamenti del Daishonin.
Per prima cosa lesse L’offerta del riso, una lettera di ringraziamento per alcune offerte giuntegli mentre si trovava sul monte Minobu. Lodando la sincerità del suo discepolo, il Daishonin dice: «Tuttavia, per quanto riguarda il conseguimento della Buddità, le persone comuni, tenendo bene in mente le parole “determinazione sincera”, diventano Budda». Egli indica dunque in una fede profonda, in un sincero spirito di ricerca, la chiave per ottenere la Buddità.
Nel Gosho L’offerta del riso Nichiren loda altresì il suo discepolo per avergli fornito del cibo, necessario sostentamento per la vita. Egli scrive che il beneficio di una tale azione è paragonabile a quelli ricevuti da santi e saggi del passato quali Sessen Doji, il bodhisattva Re della Medicina o il principe Shotoku, che offrirono le loro vite per il Buddismo.
In particolare, Sessen Doji offrì il suo corpo in pasto a un demone per conoscere la metà di un verso di un insegnamento buddista; il bodhisattva Re della Medicina si bruciò un gomito in offerta al Budda; il principe Shotoku (574-622) invece fu una figura di grande rilievo nella storia della politica e della cultura del Giappone. Fervente seguace del Buddismo, contribuì in maniera decisiva alla sua diffusione. La leggenda narra che arrivò a utilizzare la pelle delle proprie braccia per trascrivere una parte del Sutra del Loto.
Shin’ichi cercò un altro Gosho. Scelse Il ricco Sudatta, una lettera spedita a Nanjo Tokimitsu il ventisettesimo giorno del dodicesimo mese del calendario lunare dell’anno 1280. A quell’epoca Tokimitsu versava in pessime condizioni finanziarie. Aveva aiutato i seguaci del Daishonin durante la persecuzione di Atsuhara, così le autorità gli avevano imposto di pagare pesanti tasse e di fornire al governo operai che lavorassero senza compenso. Pur non potendo permettersi di mantenere un cavallo e benché la moglie e i figli mancassero di cibo e abiti adeguati, aveva offerto al Daishonin un kan di monete – un’antica unità monetaria consistente di mille monete forate, tenute insieme da una cordicella – affinché il suo maestro avesse di che proteggersi dal rigido inverno sul monte Minobu. Nelle numerose lettere indirizzategli dal Daishonin, leggiamo che di solito le sue offerte consistevano di cibo o abiti. Il fatto che in quell’occasione avesse inviato del denaro induce a pensare che si trovasse letteralmente nell’impossibilità di fornire aiuti d’altro genere. Probabilmente quelle monete costituivano i suoi risparmi per fronteggiare le emergenze. Nichiren nella lettera loda e ringrazia Tokimitsu per la sua devozione, espressa anche in quel momento così difficile.
L’offerta deve sempre scaturire da una fede sincera. In una lettera a Nanjo Tokimitsu, il Daishonin racconta che un fanciullo di nome Tokusho Doji rinacque come re Ashoka e ottenne la Buddità per aver offerto una torta di fango a Shakyamuni.
Il bambino non aveva altro che quella torta di fango da offrire. Al di là della natura dell’offerta, lo spirito con cui era stata presentata manifestava la devozione del piccolo per il Budda. Quell’azione fu la causa che fece di lui un grande monarca in una vita successiva.
Shin’ichi passò poi al Gosho Il corpo e la mente dei comuni mortali. Si soffermò su un paragrafo rileggendolo più volte per afferrarne il significato profondo: «Anche se una persona compie azioni meritorie, se queste sono indirizzate verso ciò che non è vero, porteranno soltanto un grande male, non un bene. D’altro canto, per quanto una persona possa essere ignorante e le sue offerte misere, se sono indirizzate a chi sostiene la verità, allora il suo merito sarà grande. Quanto è più vero questo nel caso di persone che in tutta sincerità fanno offerte al corretto insegnamento!»
In sintesi le parole del Daishonin indicano che un’offerta può produrre tanto effetti positivi quanto negativi a seconda delle cause che la motivano o della persona a cui viene indirizzata.
Alla luce di quanto aveva letto, Shin’ichi tornò a rivolgere i suoi pensieri alle offerte fatte all’interno della Soka Gakkai. I contributi richiesti dall’organizzazione servivano esclusivamente per compiere la volontà del Daishonin: propagare la Legge mistica. In tal senso le offerte erano destinate al Budda originale. Nulla, quindi, poteva avere maggior valore o recare benefici più grandi. Shin’ichi si sentì pervaso di gioia per aver avuto lui stesso la grande fortuna di fare questo tipo di offerte.
Il Daishonin conclude il suo scritto esprimendo apprezzamento per lo spirito che animava la persona che gli inviava offerte: «Sicuramente stai gettando dei buoni semi in un campo di fortuna e, quando ci penso, le lacrime sgorgano senza posa dai miei occhi.»
Fin dalla giovinezza Shin’ichi era stato convinto che dedicarsi a kosen rufu significasse “piantare semi nel terreno della fortuna”. Ricordava gli sforzi incessanti per proteggere e sostenere Josei Toda, che da solo si era assunto la responsabilità di propagare gli insegnamenti del Daishonin pur trovandosi in gravi difficoltà economiche. Lo stipendio di Shin’ichi era sempre in arretrato e lui si era imposto di ridurre drasticamente le spese per poter disporre di un po’ di denaro da destinare alle attività della Soka Gakkai. Questa decisione era stata per lui fonte di gioia e se ne sentiva orgoglioso dal profondo del cuore. Aveva trascorso un intero inverno senza cappotto, perché appena riceveva del denaro ne utilizzava buona parte per contribuire alle spese che Toda sosteneva per le attività.
Era convinto che fossero stati propr io quegli sforzi a consentirgli di risolvere tutti i suoi problemi di salute e di assumere la presidenza della Gakkai con fiducia. Nessuno l’aveva spinto a fare tutto ciò, aveva agito spontaneamente e con gioia.
Dopo queste lunghe riflessioni, confortato anche dalla lettura del Gosho, decise di permettere che tutti i membri contribuissero con le loro offerte alla costruzione della Grande sala dei ricevimenti, così che ognuno potesse “seminare nel terreno della fortuna” della propria vita.
Del resto, in tutti i luoghi in cui si era recato, aveva sempre incontrato gente entusiasta che gli aveva comunicato il desiderio di fare sacrifici mettendo da parte del denaro per poter contribuire a kosen rufu. Questo voleva dire che ormai erano molti i credenti che condividevano il senso di responsabilità personale che aveva animato Toda. Shin’ichi pensava a tutti quegli individui come a dei nobili bodhisattva. “Queste persone sono i Sudatta, i Tokusho Doji e i Nanjo Tokimitsu della nostra epoca. Molti di loro sono poveri al momento, ma di sicuro conosceranno un grande benessere in futuro. Farò quanto in mio potere per far sì che ciò accada. Devo lodare la loro sincerità e riverirli come farei con il Budda in persona.”
Niente poteva conferire maggior splendore alla Grande sala dei ricevimenti se non lo spirito radioso con cui i membri manifestavano la propria fede. Era di vitale importanza quindi, che tutti comprendessero appieno il vero significato dell’offerta e ciascuno approfondisse la consapevolezza della propria missione. Shin’ichi decise di esporre il suo pensiero in occasione della riunione del direttivo della Soka Gakkai e, qualora avesse ricevuto l’approvazione, di annunciare la decisione alla riunione generale del 3 maggio 1961.
...sincera dedizione

La gente comune è di primaria importanza – non le celebrità, i potenti, i ricchi, gli studiosi o altri ritenuti dalla società grandi e degni di encomio. La felicità delle persone deve essere lo scopo supremo. Qualsiasi altra cosa dovrebbe essere nient’altro che un mezzo rivolto a questo obiettivo. Coloro che non riescono a capire tale punto fondamentale, disprezzando e sfruttando gli altri, sono dei vili; essi sono un ostacolo alla felicità delle persone.
RispondiEliminaMentre controllate la mente, indefinibile e profonda allo stesso tempo, dovreste sviluppare la fede con forza. In questo modo sia la vostra vita sia l’ambiente si apriranno e ogni azione che intraprenderete diventerà fonte di beneficio. La comprensione del sottile funzionamento del proprio intelletto è la chiave della fede e del raggiungimento della Buddità in questa esistenza.
RispondiElimina28 Marzo 2014
RispondiEliminaI giovani devono avere lo spirito di scagliarsi contro l’ingiustizia, confutare ciò che è sbagliato e diffondere l’insegnamento del Daishonin. Dare solo l’impressione di promuovere kosen rufu, timorosi del conflitto, è azione di giovani compiacenti, spiritualmente vecchi.
29 marzo 2014
RispondiEliminaMolly Brown era a bordo del Titanic al momento in cui la nave affondò nel 1912. Pur sapendo che la nave stava imbarcando acqua, ella gridò a un passeggero preso dal panico: “Non c’è pericolo, non può affondare, ci sono io sopra e io sono inaffondabile.” Si dice che con queste parole dal tono ironico, espressione della sua determinazione a no farsi configgere e a non cedere alla disperazione, la donna abbia infuso coraggio alle altre persone che vissero quella tragica occasione. Coloro che si alzano, reagendo nel momento cruciale, dimostrano tutta la propria grandezza.
30 marzo 2014
RispondiEliminaMolti sono gli aspetti importanti affinchè una preghiera ottenga risposta, ma la cosa essenziale è continuare a pregare fino alla fine. In questo modo potremo riflettere su noi stessi con sincerità, muovendo la nostra vita in direzione positiva con solidità e convinzione. Anche se non conseguiamo immediatamente risultati visibili, la nostra pratica costante si concretizzerà in una forma migliore di quanto abbiamo mai osato sperare.
1 aprile 2014
RispondiEliminaEmerson scrisse: ”Più gioia e allegria si spende, più ne rimane.” La gioia non è futilità. Essa trae origine da uno spirito combattivo. La futilità è un aspetto della fuga vile. Emerson affermò che “il potere risiede nella gioia; la speranza ci pone in uno stato d’animo attivo.” Impegniamoci ad avanzare con sempre maggiore gioia: senza questa non si trova la forza.